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22 MR 2011 // Ore 21:30

RUSTIES - Acoustic Show

Wild Dogs (ovvero “Licaoni”, ma traducibile anche come “Cani sciolti”) è un album importante nel panorama rock italiano attuale: le canzoni sono cantate nella lingua madre del rock, ma parlano la lingua universale dell’oggi, del qui e adesso. E lo fanno con un linguaggio musicale talmente ricco da gettare una luce del tutto inedita sul profilo di un gruppo italiano il cui percorso è partito il secolo scorso dalle più infide birrerie delle valli orobico/camune (che comunque ancora oggi, talora, frequentano) ma ha, da sempre, gettato lo sguardo oltre i ristretti confini nazionali, portandoli a calcare palchi di prestigio internazionale tra cui (ultimo solo in ordine di tempo) il Fehmarn Open Air, storico festival tedesco dove si sono esibiti come headliners lo scorso settembre di fronte a più di 12.000 persone.

I Rusties sono una vera anomalia del panorama rock genuinamente indipendente: dopo esser stati per oltre un decennio un’apprezzata e attivissima (anche all’estero, soprattutto in Germania) tribute band dedicata al repertorio del leggendario rocker canadese Neil Young (centinaia i concerti e ben quattro album pubblicati tra il 1998 e il ..2008 in.. questa veste), con il CD Move Along del 2009 (la cui intensa title track era interpretata da Cristina Donà) il quintetto bergamasco ha dimostrato di avere personalità, motivazioni e, soprattutto, canzoni solide per poter tranquillamente camminare con le proprie gambe.

 

Un approccio e un sound memori della tradizione della Grande Musica, ma che rifuggono le catalogazioni di genere e che vogliono affermare l’unicità di un gruppo di musicisti che non è mai sceso a compromessi (basti dire che non hanno mai avuto un vero e proprio management) e che ha fatto dell’amore per la Musica la propria sola e unica Musa ispiratrice.

Un amore che si rivela appieno nell’ascolto di queste canzoni, e che ha conquistato i molti amici/artisti dei quali la band guidata da Marco Grompi ama da sempre circondarsi: il fatto che un’artista straordinaria come Mary Coughlan (da molti definita la “Billie Holiday d’Irlanda”) abbia voluto interpretare una canzone graffiante come Wild Dogs (un brano che parla dei “licaoni che fanno branco” per sbranare una “nazione addormentata dalla televisione”) è per i Rusties sia la realizzazione di un sogno sia motivo di grande orgoglio.

Allo stesso modo è bello constatare come un amico di lunga data e songwriter tra i più apprezzati per il piglio letterario delle sue composizioni come Andy White (nell’arco di una carriera ultraventicinquennale ha ottenuto importanti riconoscimenti e lavorato con gente del calibro di Peter Gabriel, Sinead O’Connor, Finn Brothers/Crowded House, Hothouse Flowers e moltissimi altri, tra cui anche Edoardo Bennato) abbia voluto collaborare con i Rugginosi anche in sede di scrittura e di co-produzione: i suoi preziosi consigli sono particolarmente evidenti in un brano come Oh, Rory, scritto a quattro mani assieme al chitarrista Osvaldo Ardenghi e dedicato al grande guitar hero irlandese Rory Gallagher.

 

Addentratevi nel mondo dei Rugginosi perché i Rusties, come dice di loro lo scrittore Davide Sapienza, “hanno osato credere a qualcosa che sta oltre il tempo e anche oltre se stessi come individui, e dentro la mente consegnandoci due album che non si collocano nel 2009 o nel 2011, bensì in quel momento magico che solo la musica proveniente dalla sorgente primordiale sa rivelare all’orecchio capace di discernere tra rock-rifatto in clinica estetica, e three chords and the truth”.

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